“...sulla sua bocca, come un crisantemo di luce
radiante, sta un bacio, e su di esso sta il monogramma
I. H. S. Le lettere I. H. S. significano
In Homini Salus...”

“Ed ella dice: Dolci sono i miei baci,
O viandante che vaghi da stella a stella.”
(Il Grido del 19° Aethyr, Liber CDXVIII
- La Visione e la Voce)

O terra al di là del miele e delle spezie e d'ogni perfezione! Là vi dimorerò per sempre con il mio Signore.
Ed il Signore Adonai si delizia in me, ed io porto la Coppa della Sua gioia a coloro che sono stanchi nella vecchia terra grigia.
Coloro che ne bevono sono colpiti dal malanno; l'abominazione ha potere su di loro, ed il loro tormento è simile al denso fumo nero della dimora malvagia.
Ma i prescelti ne bevvero, e divennero come il mio Signore, il mio bello, il mio desiderabile. Non vi è vino simile a questo vino.
Essi sono raccolti insieme in un cuore rilucente, come Ra che raccolse attorno a Sé le sue nuvole al vespro, in un fuso mare di gioia; ed il serpente che è la corona di Ra li lega con la cintura dorata dei baci di morte.
Liber LXV, cap. V, v.60-64

Inoltre osservai una visione di un fiume. Vi era una piccola barca su di esso; ed in essa, sotto purpuree vele, vi era una donna dorata, un'immagine di Asi battuta in oro purissimo. Ed il fiume era di sangue, e la barca di acciaio lucente. Poi la amai; e sciogliendomi la cintura, mi gettai nella corrente.
Mi raccolsi nella piccola barca, e per molti giorni e molte notti la amai, bruciando davanti a lei del bell'incenso.
Sì! Le donai il fiore della mia giovinezza.
Ma non si commosse; solo con i miei baci la violai, così che ella divenne nera davanti a me.
Eppure la venerai, e le donai il fiore della mia giovinezza.
Inoltre accadde che per questo si ammalò, e si depravò di fronte a me.
Mi gettai quasi nella corrente.
Poi, alla fine stabilita, il suo corpo fu più bianco del latte delle stelle, e le sue labbra, rosse e calde come il tramonto, e la sua vita di un calore bianco come l'incandescenza del sole più centrale.
Ed ella sorse dall'abisso delle Ere del Sonno, ed il suo corpo mi abbracciò. Mi sciolsi interamente nella sua bellezza e fui felice.
Il fiume divenne poi il fiume di Amrit, e la piccola barca era il carro della carne, le cui vele erano il sangue del cuore che mi sostiene, che mi sostiene.
O donna-serpente delle stelle! Io, proprio io, Ti ho forgiato da una pallida immagine d'oro fino.
Liber LXV, cap. II, v.7-16

Osserva! l'Abisso della Grande Profondità. In esso vi è un potente delfino, che sferza i suoi fianchi con la forza delle onde.
C’è anche un arpista d'oro, che suona melodie infinite.
Ed il delfino se ne deliziò, lasciò il suo corpo e divenne un uccello.
Anche l'arpista mise da parte la sua arpa, e suonò melodie infinite su un flauto di Pan. Allora l'uccello desiderò estremamente questa beatitudine, e deponendo le proprie ali divenne un fauno della foresta.
Anche l'arpista depose il suo flauto di Pan, e con voce umana cantò le sue melodie infinite. Allora il fauno ne fu rapito, e lo seguì distante; infine l'arpista tacque, ed il fauno divenne Pan nel mezzo della primitiva foresta dell'Eternità.
Non puoi incantare il delfino con il silenzio, O mio Profeta!
Liber LXV, cap. II, v.37-44

Vi sono alcuni squattrinati fieri delle proprie ricchezze, che stanno davanti alla porta della taverna e ciarlano delle loro gesta da beoni.
Vi sono alcuni squattrinati fieri delle proprie ricchezze, che stanno davanti alla porta della taverna ed ingiuriano gli avventori.
Gli avventori si gingillano su carrozze di madreperla, nel giardino; il vocio degli stolti è loro celato.
Solamente il padrone della locanda teme che il favore del re gli venga ritirato.
Così parlò il Magister V.V.V.V.V. ad Adonai il suo Dio, mentre giocavano insieme nella luce stellare che sovrasta la profonda pozza nera che si trova nel Luogo Santo della Casa Santa sotto l'Altare del Santissimo.
Liber LXV, cap. IV, v.11-15

C'è una profonda macchia sotto la beatitudine ineffabile; è la macchia della generazione. Sì, sebbene il fiore ondeggi fulgido alla luce del sole, la radice si trova profonda nell'oscurità della terra.
Lode a te, O bella terra scura, tu sei la madre di un milione di miriadi di miriadi di fiori.
Liber LXV, cap. IV, v.42-44